Intervento di Viktor Orbán alla conferenza „30 anni liberi”
Budapest, 19 giugno 2021

Buongiorno! Un saluto rispettoso al Presidente dell’Assemblea Nazionale, e la Presidente Mária Schmidt; i rappresentanti presenti del corpo ambasciatori accreditato nel nostro Paese, i membri del governo, i miei vecchi amici, e a tutti quelli che sono venuti oggi.

Vorrei continuare dove la Signora Ministro ha concluso, in quanto questo è il giorno in cui l’Ungheria per la prima volta si esprime nell’ambito del dibattito sul futuro dell’Unione europea. Proprio in questo giorno.

Il significato esatto delle nostre parole è la cosa più importante. Se non c’è ordine nelle nostre parole, allora non c’è ordine neanche nei nostri pensieri.

Il dibattito che è cominciato nell’Unione europea, e di conseguenza neanche il mio intervento riguarda il futuro dell’Europa, ma quello dell’Unione europea. La Norvegia, la Svizzera, il Regno Unito, gli interi Balcani, Ucraina e Bielorussia sicuramente, ma anche la Russia (almeno fino agli Urali), nonché il mondo turco rientrano in quell’area geografica che chiamiamo Europa. L’Europa è una formazione culturale fantastica, incantevole, mozzafiato, e inimitabile. L’eredità reciprocamente feconda delle tre alture, le tre colline, la vigna che spunta dall’intrecciatura dei sarmenti innestati tra di loro dell’Acropoli, il Campidoglio, e il Golgota. Il vino si produce in diverse parti del mondo, come si cerca di introdurre anche la cultura europea in molti luoghi, ma questi non potranno mai raggiungere il sapore e la bellezza dell’originale, a prescindere da quante volte si vogliano ubriacarsi. I periodi migliori e peggiori si sono alternati nella vita dell’Europa, ma l’Europa stessa è eterna, e lo è anche oggi, anche se l’abito di altri dovesse risplendere più luminosamente. Ma oggi non siamo alla seduta dell’accademia delle belle arti, dove lusinghiamo in competizione la grandezza del nostro continente, ma un evento politico. E non dobbiamo pensare sul futuro dell’Europa, ma quello dell’Unione europea.

L’Unione europea è una formazione politica, costruita dalla mano dell’uomo, che è stata costituita per tutelare gli interessi economici e militari dei suoi membri. È stata costituita per rispondere al fatto politico, che dopo la Seconda Guerra Mondiale metà dell’Europa è stata conquistata dagli americani, e l’altra dai sovietici. L’Unione europea è stata creata perché non sparisca la speranza, che un giorno il futuro dell’Europa possa di nuovo essere decisa dagli europei.

Gentili Signore e Signori!

Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive sulla base di un sondaggio che nel giugno del 2021 solo il 45% dei tedeschi ha dichiarato di poter liberamente esprimere le proprie opinioni e il 44% era di parere opposto. Gli intervistati sostengono che sia molto facile bruciarsi se dicono cosa pensano dell’Islam, del patriottismo o dell’amore per la patria. Václav Klaus, uno degli spiriti più illuminanti dell’Europa di oggi tra gli ex leader politici, dice che l’uomo, la famiglia e la nazione sono contemporaneamente sotto attacco, mettendo in pericolo il futuro dell’Europa. La signora vicepresidente del Parlamento Europeo, Barley, afferma che Ungheria e Polonia devono essere affamate. Uno dei vicepresidenti della Commissione dice di uno degli Stati membri dell’Unione, proprio di noi, che siamo una democrazia malata. Cos’è successo alla nostra Unione europea?

Gentili Signore e Signori!

Nel 2008 l’Unione produceva il 25% del PIL mondiale, nel 2019 arrivava solo al 18%. Nel 2008 l’Unione rappresentava il 22% del valore aggiunto industriale totale a livello mondiale, mentre nel 2019 il 15%. Tra le 50 aziende più importanti del mondo, 14 erano europee nel 2001, mentre oggi solo 7 lo sono. Tra i 10 maggiori centri finanziari del mondo non ci sono sedi dell’Unione europea Trent’anni fa l’Unione europea ha depositato sette volte più brevetti della Cina, oggi la Cina ne fa quattordici volte più dell’Unione europea. Negli ultimi 25 anni sono nate 20 aziende nel mondo che oggi valgono oltre 100 miliardi di dollari: 9 aziende sono americane, 8 cinesi e non ci sono aziende europee. Cos’è successo alla nostra Unione? Negli ultimi trent’anni, gli Stati Uniti hanno aumentato le loro spese militari di più del 30%, la Cina di nove volte, ovvero del 900%. L’Unione è allo stesso punto in cui era trent’anni fa. Tra i dieci paesi con le più grandi spese militari al mondo, ora ci sono solo due paesi appartenenti all’Unione europea. Cos’è successo alla nostra Unione europea?

Gentili Signore e Signori!

Solo un quarto dei cittadini dell’Unione europea pensa che la prossima generazione vivrà meglio di oggi. Il 57% dei francesi, il 53% dei belgi e il 44% dei tedeschi pensano che le prossime generazioni di francesi, belgi e tedeschi vivranno peggio di oggi. Dov’è svanito il sogno europeo? Cos’è successo alla nostra Unione europea? Secondo uno studio del 2016 dell’Istituto Bertelsmann, il mercato interno unico comporta ricavi aggiuntivi per gli Stati membri. Anche se non nelle stesse proporzioni. Secondo i vantaggi pro capite, vediamo un’eccedenza di 1.046 euro per i tedeschi, un’eccedenza di 1.074 euro per i francesi, un’eccedenza di 408 euro per gli ungheresi e un’eccedenza di 382 euro per i polacchi, cioè vediamo divergenza invece di convergenza. Secondo un’analisi del 2017 del CEP, anch’esso un centro tedesco, solo la Germania e i Paesi Bassi hanno guadagnato e guadagnano con l’euro, tutti gli altri Stati dell’eurozona subiscono pesanti perdite. Cos’è successo alla nostra Unione europea?

Onorevoli Signore e Signori!

Oggi è il giorno della libertà ungherese. Da trent’anni liberi. Trent’anni da quando abbiamo vinto la guerra fredda. Il presidente Reagan cambiò la rotta e lanciò la battaglia decisiva della guerra fredda. Il Solidarność polacco, con l’ottenuto coraggio del Papa polacco, ha dimostrato che gli unici mezzi per tenere insieme il campo socialista, l’esercito e la violenza, i sovietici non avevano più forza abbastanza per metterli in campo. Il 1956 appartiene al passato. E dopo sette anni, con il coraggio ricevuto dai polacchi, i popoli dell’Europa centrale, tutti noi, ci siamo schierati a fianco della Polonia e abbiamo vinto l’ultima battaglia della guerra fredda, quello del 1989-90. Noi eravamo lì. Sappiamo che la libertà non è avvenuta, ma è stata conquistata. Il comunismo non è stato abbattuto, l’abbiamo ribaltato noi. Il muro di Berlino non è caduto, l’abbiamo fatto cadere noi. I sovietici non sono usciti, li abbiamo spinti fuori. Abilmente, senza perdita di sangue, con coraggio e astuzia, abbiamo abbattuto, abbiamo rovesciato, abbiamo respinto e abbiamo raggiunto. Oggi siamo ancora gli stessi di prima: gli ultimi combattenti per la libertà sopravvissuti in Europa. La storia dell’Europa non è cambiata, l’abbiamo cambiata noi. Sappiamo che ora, in un momento in cui l’Unione Europea è in difficoltà, non si aggiusta, non si trasforma e non si rimette a posto da sola. Sta a noi aggiustarlo, trasformarlo e ricondurlo sulla strada giusta, sul sentiero che una volta portava al successo.

Gentili Signore e Signori!

Oggi l’Unione Europea ha di nuovo bisogno di combattenti per la libertà come noi.

Spettabile Conferenza!

Oggi formuliamo delle tesi. Queste sono le tesi con cui il governo ungherese contribuirà al dibattito paneuropeo sul futuro dell’Unione europea, e che speriamo siano seguite da una risoluzione simile del Parlamento ungherese.

La nostra prima tesi è che stiamo correndo verso un’Unione europea di tipo imperiale. Invece di un’Europa delle nazioni, si sta costruendo a Bruxelles un superstato europeo, al quale nessuno ha dato un mandato. Non c’è nessun “demos” europeo, solo nazioni. E senza un “demos”, non si può costruire la democrazia, quindi la costruzione di un impero da parte di Bruxelles porta inevitabilmente alla mancanza di democrazia. Quello che vogliamo noi è qualcosa di molto diverso. Vogliamo una democrazia delle democrazie, basata sulle nazioni europee. Non abbiamo paura di dirlo: noi, democratici su base nazionale, ci opponiamo ai costruttori di imperi, che in realtà sono anche gli avversari della democrazia.

La nostra seconda tesi è che Bruxelles oggi è governata da coloro che vedono l’integrazione non come un mezzo ma come un fine in sé, e quindi vogliono sovrascrivere tutti gli interessi nazionali e i valori tradizionali. Il sistema giuridico e le istituzioni dell’UE non ostacolano questa ambizione, ma la facilitano. Ecco perché i nostri avversari politici cercano di indebolire le comunità naturali che sono alla base della cultura europea. Prendono di mira la nazione, le regioni, le chiese cristiane ed ebraiche, le famiglie. Ecco perché, dice il governo ungherese, la frase „ever closer union” dovrebbe essere cancellata dai Trattati fondanti dell’UE alla prima occasione.

La nostra terza tesi è che una fetta considerevole del potere di Bruxelles è stata esternalizzata ed affidata a reti organizzate e controllate dall’esterno dell’Europa, in particolare alle reti di Soros e agli interessi democratici statunitensi dietro di esse. Questo avviene così. Come primo passo, la Commissione è stata rimossa dalla sua posizione politicamente imparziale di custode dei trattati e trasformata in un organo politico. Questo non è iniziato in segreto, ma con un annuncio pubblico del presidente Juncker. Parentesi: questo è il motivo per cui i britannici e gli ungheresi non hanno sostenuto l’elezione del presidente Juncker come presidente, e che alla fine ha portato alla Brexit. Parentesi chiusa. Il secondo passo è che la Commissione, trasformata in un organo politico, decide di produrre rapporti sullo stato di diritto degli Stati membri dell’UE. Tuttavia, questi rapporti sui Paesi non sono compilati in base alle opinioni, documenti o affermazioni degli Stati membri. Questo lavoro è esternalizzato alle ONG, organizzazioni pseudo-civili, che sono in realtà organizzazioni politiche che tipicamente, quasi senza eccezione, appartengono alla rete di George Soros in tutto il continente, cosa che per altro non negano neanche loro. Terza fase: usano i loro dati e le loro opinioni per valutare i governi democraticamente eletti degli Stati membri e vogliono anche punire quelli che non gli piacciono. Questo è un abuso di potere, di quel potere che gli Stati membri hanno dato alla Commissione.

La nostra quarta tesi è che in assenza di un successo economico condiviso, l’Unione europea andrà a pezzi. L’idea dell’Unione si basa sul semplice presupposto che insieme gli Stati membri possono raggiungere un successo economico maggiore, che individualmente. Se si scopre che separati siamo o possiamo avere più successo economico, allora l’Unione europea è finita. Quindi noi, che siamo sostenitori dell’Unione Europea, dovremmo appoggiare solo politiche che si concentrino esclusivamente sul successo economico comune. Oggi, Bruxelles sta invece combattendo con se stessa, con i suoi stessi Stati membri: dà lezioni, minaccia, costringe e punisce, in altre parole, abusa del suo potere e, così facendo, si autodistrugge.

La nostra quinta tesi è che il prossimo decennio sarà un’epoca di sfide pericolose: movimenti di popoli, migrazioni, epidemie e pandemie. È in quest’epoca pericolosa che dobbiamo creare sicurezza e ottenere successo nell’economia globale. La precondizione per riuscirci è il ripristino della democrazia europea. Per proteggere l’identità nazionale e costituzionale degli Stati membri, bisogna quindi creare una nuova istituzione coinvolgendo le corti costituzionali degli Stati membri.

La nostra sesta tesi è che il Parlamento europeo ha dimostrato di essere un vicolo cieco per la democrazia europea. Rappresenta solo i propri interessi di partito, ideologici e istituzionali. Non aggiunge forza all’Unione europea, ma ne toglie. Pertanto, il ruolo dei parlamenti nazionali dovrebbe essere significativamente aumentato, e i parlamenti nazionali dovrebbero inviare rappresentanti al Parlamento europeo – sul modello dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Inoltre, i parlamenti nazionali dovrebbero avere il diritto di fermare il processo legislativo dell’Unione se ritengono che esso violi le competenze nazionali, cioè dovrebbe essere introdotta una procedura di cartellino rosso.

La nostra settima tesi: ceterum censeo, la Serbia deve essere ammessa all’Unione Europea. L’adesione della Serbia è più interessante per l’UE che per i serbi. Questo fatto deve essere riconosciuto e devono essere ammessi.

Gentili Signore e Signori!

La storia in questo momento ci offre un’opportunità. Questo dibattito è iniziato, possiamo finalmente parlare apertamente dei problemi, di tutto ciò che è doloroso e offensivo per i cittadini degli Stati membri. Il podio è stato preparato anche per noi – spero che sia quello che sembra – tutto ciò di cui abbiamo bisogno è il coraggio intellettuale e possiamo usarlo per i nostri scopi. Ci è stata data l’opportunità di fermare la sovietizzazione dell’Unione Europea e la moscaizzazione di Bruxelles. Conosciamo la minaccia, perché sono solo trent’anni che viviamo in libertà. Siamo sempre stati i combattenti per la libertà dell’Europa. Noi abbiamo combattuto per la libertà e i nostri amici occidentali l’hanno ereditata. Che differenza! Abbiamo il coraggio intellettuale e politico di ammettere che i tempi sono cambiati! Trent’anni fa pensavamo che l’Europa fosse il nostro futuro, oggi vediamo che siamo noi il futuro dell’Europa. Osiamo essere democratici e combattenti per la libertà anche a Bruxelles, perché solo da questo può nascere un nuovo Rinascimento europeo.

Dio al di sopra di tutti noi, e l’Ungheria prima di tutto! Forza Ungheria, forza ungheresi!